domenica 29 novembre 2009

Gli Ingorghi Logici



Il linguaggio appreso in eta' evolutiva ha costruito delle camere stagne tra gli emisferi cerebrali o tra varie istanze dell'io.
Per riprendere il colloquio interemisferico si potrebbe apprendere un nuovo linguaggio preferibilmente diverso in senso semiotico es. il cinese che, generando nuove classi di significati, possa svuotare gli ingorghi logici prodotti dagli assiomi linguistici.
Scoprire cosi' che puo' esistere l'amore senza l'implicazione dell'amore liturgico, dove uomo non e' chi comanda o necessariamente chi possiede la capacita' fertile del maschio alfa dominante ma chi possiede una visione ed e' disposto a migliorarla condividendola.
Dal linguaggio scaturiscono i comportamenti, da un pessimo linguaggio vengono pessimi comportamenti. L'uomo che "non deve chiedere mai" sara' costretto a perdersi o a riconoscere la sua limitazione linguistica:
Devo scoprire dove mi trovo =>Ah allora mi sono perso! => La mia mappa della realta' e' sbagliata.
La convinzione che la mappa sia il territorio (cosa peraltro scontata nella PNL) porta ad identificare il canale visivo come predominante nell'orientamento temporo-spaziale innescando una serie di incongruenze dal punto di vista pratico. I contorni dell'immagine che osserviamo e' data dalla frequenza che usiamo per vedere. Senza andare sull'esoterico ad es.: l'aura.
Se osservassimo il nostro corpo agli infrarossi noteremmo che i confini del corpo sono piu' espansi, meno determinati, addirittura l'aspetto sarebbe piu' soffice. Se osservassimo invece il corpo ai raggi x sarebbe molto piu' rarefatto, scheletrico addirittura. Una casa sarebbe formata dal graticcio di ferro che si trova immerso dentro al cemento, galleggeremmo sulla terra ed in fondo, dipende dalla conformazione del suolo, scorgeremmo lo strato roccioso come fosse il fondo del mare sul quale stiamo camminando.
Noi invece osserviamo nello spettro della luce visibile che e' poca cosa rispetto allo spettro elettromagnetico nella sua totalita' ed in base a questo squarcio siamo convinti che questa realta' sia la sola ed unica.
Questo bug,difetto,problema a mio parere deriva dall'uso indiscriminato della prima persona dell'indicativo presente che ha sostituito il collettivo tribale noi o la forma passiva si facendo diventare la prima persona una sorta di arma-scudo che spazza via qualsiasi reciprocita' nella coniugazione degli atti conseguenti all'ideazione senso-motoria. Io ti amo in realta' puo' voler dire: Pensala come ti pare ma ho deciso che sarai il s-oggetto delle mie frustrazioni. Oppure ti amo cosi' come sei diventa: Non permettero' che tu cambi i mie punti di riferimento. L'amore e' un'altra cosa.
Come dicevo il problema e' essenzialmente linguistico ed e' la risorsa per gli 'allevatori di uomini'. Se non so bene chi sono, non so bene cosa serve a migliorarmi e se non so bene cosa chiedere in cambio della mia disponibilita' quotidiana (si legge lavoro) allora non rompo troppo le palle e sono una buona mucca/bue.
Lo diro' in un'altra maniera:
Le televisioni sono i mezzi di produzione
Il divano e' il luogo di produzione
Io sono il prodotto finito.
La tecnica di produzione e' essenzialmente linguistica e viene bombardato il sistema visivo per distrarre l'attenzione dall'analisi dei comandi verbali incastonati tra le immagini. Comandi verbali costruiti appunto su quei famosi ingorghi logici di cui scrivevo.
L'analisi ci porterebbe a comprendere che i messaggi sono essenzialmente questi:
Se io non ti aiuto a scegliere non sei trendy (sei una mmerda, senza speranza)
Finche' io ti proteggo non c'e' bisogno di avere paura (trema di paura verme!)
Rendi i tuoi figli migliori di te ( dacceli subito che cosi' li impestiamo molto piu' di come sei impestato tu).

domenica 22 novembre 2009

egoismo

l'egoismo visto come:   
  •  l'appartenenza ad un sistema gerarchico che genera livelli
  • la mancanza della liberta' di conoscere se' stesso. 
  • l'indottrinamento a considerarsi di meno di chi spiega come e' il mondo.
  •  considerare di meno chi non ha/e' cio' che si possiede/ad un dato livello.  

mio - me - io - se' sono i luoghi dove avvertiamo l'esserci dove ci tocca il rapporto con cio' che non e' io, il mondo. dove il mondo ci tocca e noi lo tocchiamo.

  •  mio nel maschio umano e' il gesto della mano che stringe i genitali,nella femmina umana le mani al seno. l'interesse per il nucleo filogeneticamente piu' arcaico e che  rappresenta il motivo immediato della propria esistenza: generare.  
  • me e' la mano sulla pancia, sul cuore o sulla pelle in genere indicando cosi' la natura sociale dell'uomo non piu' l'individuo ma la specie non solo la riproduzione ma anche le cure parentali per se' e la comunita'  
  • io l'occhio scruta l'orizzonte l'orecchio attento il piede saldo. la consapevolezza di uno scopo e la mano per attuarlo.se' nell'oscurita' di un occhio chiuso valuta l'imponderabile.egoismo + mio = violenza

egoismo + me = avarizia

egoismo + io = meschinita'

egoismo + se = superbia

l'egoismo e' il male. il male atavico che si protrae fino ai giorni nostri dall'alba dei tempi inoculato negli spiriti dei fanciulli indifesi dalle caste di livello alto addirittura offerti dai poveri appartenenti alle caste basse a chi potesse iniziarli alla "vita" ... che scempio....

gesu': -lasciate che i bambini vengano a me...-
 ...gli hanno creduto,

lui era ...scappato, spero per lui...

ma i bambini

ci sono andati

lo stesso.

mercoledì 18 novembre 2009

stanotte amore non ho più pensato a te

No, stanotte amore
Non ho più pensato a te
Ho aperto gli occhi
Per guardare intorno a me
E intorno a me
Girava il mondo come sempre

Gira, il mondo gira
Nello spazio senza fine
Con gli amori appena nati
Con gli amori già finiti
Con la gioia e col dolore
Della gente come me

Un mondo
Soltanto adesso, io ti guardo
Nel tuo silenzio io mi perdo
E sono niente accanto a te

Il mondo
Non si é fermato mai un momento
La notte insegue sempre il giorno
Ed il giorno verrà


Il mondo, Jimmy Fontana



Luce e buio sono attributi della realta' tridimensionale non sono nemici ma consequenziali esistono solo perche' esiste un dietro, un lato b, il lato oscuro e' passeggero. la notte non ha senso senza il giorno.  in una dimensione ulteriore il dietro non esiste, il tempo non e' una costante, l'ombra semplicemente non c'e'.

La luce e' l'ombra di dio e questa realta' e' antimaterica essendo il 10% della massa dell'universo conosciuto. Il resto e' "materia oscura" ahhahahhahah il 10 % si arroga il diritto di categorizzare il 90% come se il 10 % dell'umanita' dicesse al restante 90% che non ha voce in capitolo !!!! (ohibo' ma questo succede davvero!) :-( . 

L'energia stilla attraverso la trama del tessuto che ci protegge dall'annichilimento. chiamiamo particelle cio' che trasuda da tale trama come un bambino crede che le lucciole siano stelline. il bimbo ha scoperto che  il diametro dei fori della trama e' la costante di Plank e che se sposti due elettroni accoppiati uno a Mantova  ed uno a Roma si muoveranno istantaneamente "accoppiati" ignorando di trovarsi in posti diversi (entanglement)  ed ignorando anche la velocita' della luce .....il bimbo gioca, speriamo non si faccia male prima di:

1 imparare che non si fa la pupu a letto

2 studiare la linguistica

3 apprenderere la differenza tra Se ed altro da Se

insomma fare le scuole elementari.

domenica 15 novembre 2009

questa e’ una storia ma non ci sono accadimenti

ebbene questa e’ una storia ma non ci sono accadimenti.
La storia e’ nell’oblio.La storia dell’oblio della prassi.

Nella scuola si impara, lo sanno tutti.

Cosa pero’? a guardare senza essere visti, ad ignorare i problemi degli altri , a farsi i cazzi propri, ad eseguire un soliloquio che organizzera’ come un perfetto maggiordomo le nostre istanze.

istanze: desideri…. necessità…. salienze…. coscienza…. amae(amore passivo)…. amore attivo…. identità…. contiguità…. altro da sè, oltre da sè, spazio, tempo, coscienza, significanti che turbinano in cerca dell'attenzione adatta a comporre la melodia della consapevolezza. l'educazione fa scempio del bagaglio di valori che sfortunatamente non sono ancora personali.

sarà il soliloquio ad escludere/raccogliere/focalizzare ciò che serve al minimo comune multiplo delle aspettative sociali. il soliloquio tendera' (per comodita') a costruire classi di significati per sostituire gli ingombranti significanti. è probabile quindi una situazione di conflitto tra le funzioni di gestione dei valori di riferimento e l'originario scopo per cui erano state adottate: attuare le istanze del se'.

E allora? dov’e' l’oblio? E la prassi? ….mmmmsi andando veloce veloce questo soliloquio si condensa in una lente che precede la visione percettiva: da qui l’ inutilita’ del pensiero creativo o, se vogliamo, lo sforzo tremendo imposto al pensatore creativo; da qui  l’oblio nel mare dei luoghi comuni e' un passo. ecco l’oblio della prassi ovvero l’impossibilita’ di vedere e interagire con il mondo senza il filtro del maggiordomo o della mente o del costrutto semantico o della cultura o della fede in favore dell'oblio del se' e dell'impianto cognitivo. 
Un'amica direbbe un catarro psichico che si spalma sul Se' per ottundere la prassi originaria.

Quindi la noia della ripetitivita' ed il collezionismo:  giocattoli, passatempi,oggetti sempre nuovi in sostituzione di una vita di naturale e continua attenzione.

Io non mi annoio io guardo-ascolto-vibro.

Non mi annoio,

vivo.

osservo da qui,

da dove il tempo non esiste

e mi dispongo a resistere.

venerdì 13 novembre 2009

la sintassi mi assale

la sintassi mi assale: ecco la gola si deforma e la lingua si attorciglia.
Una dentale chissa’ forse una palatale… tutto cio’ per mediare tra le istanze di io tra io e cio’, tra cio’ ed io, tra me e altro da me. Preme subvocale quasi un peto che sara’, flusso ingorgato.
Presto!, presto! scegliere significati appropriati a tali significanti.
Che il Pensiero sia de/formato per adattarsi alla strozza! Ma che sia ORA!! ed il flusso da etereo e plastico si rarefa’ fino a calzare il tempo ed il ritmo che quest’ammasso di protoplasma organizzato gli consente: Ciao .|. Come ... Stai?

mercoledì 11 novembre 2009

l'interesse per se' stessi irrigidisce il punto di unione con la realta'.

l'algoritmo di decodifica del flusso di dati tra coscienza e salienza (il fattore principale che modula il processo attenzionale) e' ostacolato nella sua connessione dai continui richiami ad un modello di costrutto iniziale non piu' esistente tanto che i calcoli raggiungono dimensioni tali da rendere impossibile l’implementazione di un oggetto cognitivo maggiore dell'Io. si conclude che è probabile una situazione di conflitto tra le funzioni di gestione dei valori di riferimento temporo-spaziali e l'originario scopo per cui era stato studiato tale algoritmo. in mancanza della funzione autoreferente il processo richiede un tempo irrisorio e l'hardware in dotazione e' piu' che adeguato. l’ottimizzazione dell' attenzione e la gestione più raffinata della risorsa di calcolo permetterebbero di sfruttare al meglio l’alta velocità della connessione. in assenza di interventi il sistema tendera’ a generare insiemi nidificati (collezionismo).

martedì 3 novembre 2009

dell'importanza personale

espressione:


spr: e' una radice comune a molte parole ed in concreto risulta nel cavo orale un movimento forzato dell'interno verso l'esterno.
il suono spr ricorda lo sputo o il rumore di intestini e qui si accorda in sostanza al suono riprodotto dall'organo di fonazione.
piu' che un suono e' una sequenza: possiede una sede profonda ed attraverso una strozzatura guadagna lo spazio esterno in modo vigoroso e persistente. attraversa una dimensione interna per giungere cosi' scientemente all'esterno con discernimento e proprieta' .


es: magico suono non completamente deciso. un po' sottinteso. ricordo di un momento indiviso di partecipazione. verbo ma ancora non detto ancora non fatto.


Io: Devo dire, se posso. di quanto l'oggetto sia discosto dal soggetto per lo meno quanto io e' diverso da me.
ma quanto io e' discosto da se'? se al quale appartengo, non come io, piuttosto come una gamba che appartiene a me ma non ha vita propria.
Continuo a dire comunque io, io , giustificando con il suono, tutte le inesattezze linguistiche che formano la gabbia la cui chiave e' proprio questa: io.
Io piango io rido io amo..... nientedimeno. Ed e' ridicolo il trasporto che mi prende quando insinuo che sono proprio io ad amare a ridere a piangere... la gabbia intelligente che si adatta alla media degli eventi ma che davanti allo stress cade come un velo rivelando ancora zanne ed artigli e zampe e sputi come se il fuoco che rende sicure le caverne non fosse mai stato scoperto.
devo prendere le distanze da quest'io cosi' inadeguato a rappresentarmi. Scusami,.... non ero io,... non ero in me ....non so cosa mi abbia preso.... Chi era allora? Quale bestia avrebbe potuto comportarsi cosi' se non io.
Potro' mai abolire la prima persona singolare? che accadra' al linguaggio? mio, me, io cosa sono? pronomi personali nel senso che sono si/no-nimi di un significante indeterminato se non nel nome ma certo non io...che tipo di estensioni e di quale emanazione? cio' che emana io qual'e' ? io sono oggetto di cosa? nello specchio mi riconosco ma nello specchio ce' un riflesso, un'immagine e so che l'oggetto corporeo al quale mi riferisco dandomi dell'io lo e' solo marginalmente.
Sono molto piu' io i lividi che mi sono procurato sbattendo anche violentemente contro le sbarre della gabbia che contiene quest'energia che indaga e che si vuole evincere da zanne artigli e sputi e che la gabbia non lascia libero di farlo.
Addirittura e' stato convenuto che penso! che sono perche' penso! Oppure sono quando azzanno?


ne: negazione. particella negativa capace di proprieta' incredibili.
Da solo questo suono e' franco, equidistante tra qui e li' tra adesso e dopo, l'incapacita' di fuorviare un intento ovvero la volonta' di perseguirlo.
In sua presenza qualsiasi proposizione si annulla. artificio linguistico per avvocati e quant'altro, per argomentare capziosamente, vettore di sterilita'.
quindi espressione: Tutte cazzate
non si puo' esprimere un bel niente tutte cazzate.
l'autoreferenza inficia la virtu' (in greco areté. la virtù della perseveranza che ha la particolarità di essere necessaria a tutte le altre) dell'esprimersi.

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